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Achille Coser

Ultimo Aggiornamento: 09/03/2020 15:45
09/05/2019 18:46
 
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L’ex estremo difensore bianconero esprime tutta la propria contentezza per il ritorno del Cavalluccio fra i professionisti e rievoca dolci ricordi da Latina.

Da Giulianova a Latina. Cinque anni sono passati dalla precedente promozione del Cesena. Certo, nel 2014 si passò dalla serie B alla serie A mentre oggi ci si deve ‘accontentare’ di essere tornati fra i professionisti. Emozioni differenti, a tratti pure contrastanti. Di sicuro, chi ha esultato in terra pontina ora non può che essere contento. Tra questi, Achille Coser, indimenticabile baluardo della porta che lo scorso fine settimana ha messo piede per l’ultima volta sul campo del Comunale di Bergamo con il suo Albinoleffe.

Coser, un’altra stagione è stata consegnata agli archivi, ora che si fa?

“Non lo so, non lo so veramente. Ho due richieste in serie D, una per giocare ed una per allenare. È un dubbio amletico quello che mi attanaglia. Ho sempre fatto camping estivi con i ragazzini e credo di avere la giusta predisposizione per sedermi in panchina a dirigere”

Il Cesena potrebbe ritrovarsi ad affrontare l’Albinoleffe, se capitassero nello stesso girone. Lei quindi non ci sarà?

“Eh, credo proprio di no. Ma voglio complimentarmi con il Cesena per la vittoria conseguita. Sono particolarmente felice soprattutto per Biondini, un ragazzo che ho conosciuto ai tempi delle nazionali giovanili e con cui ho coltivato un’amicizia di campo, pur non avendo mai giocato assieme in un club. E poi ovviamente per i compagni che erano con me, De Feudis e Agliardi”

La sua avventura in Romagna probabilmente si è chiusa troppo presto, lei che ne pensa?

“Non ho avuto il tempo di fare danni… [ride ndr] Mi sono però ritrovato in una situazione paradossale: sono passato dall’aver vinto una finale il 18 giugno a cominciare un ritiro da fuori rosa il 13 luglio. Di lì in avanti l’entusiasmo è iniziato a scemare. Dopo tanto girovagare ho fatto una scelta di vita e mi sono avvicinato a casa, tornando nel mio Albinoleffe”

Comunque, nonostante una partenza difficile, anche quest’anno avete raggiunto una bella salvezza.

“Inizialmente non si era creata la giusta alchimia all’interno del gruppo. È stata poi brava la società ad intervenire, scegliendo giocatori d’esperienza e un tecnico come Marcolini che ci ha permesso di risalire”

Proprio Marcolini pare essere uno dei pretendenti alla panchina del Cesena…

“Sarebbe un’ottima scelta. È un grande conoscitore di calcio, avendo fatto già da giocatore tantissimi anni di A e B. E, conoscendolo, ho scoperto che sa pure essere un grande motivatore. Marcolini è uno che a prescindere consiglierei sempre a qualsiasi squadra”

Tornando alla sua esperienza in riva al Savio, quali pensieri riaffiorano dopo cinque anni?

“Il ricordo più bello che conservo della finale contro il Latina è la partita d’andata. Certe mie parate su Jonathas e Cisotti furono decisive. Sulla partita di ritorno ho invece ancora un po’ di rammarico: ho iniziato la gara da infortunato e non sono neppure riuscito a finirla”

Quegli infortuni l’hanno proprio falcidiata a lungo in quei mesi…

“Mi sono stirato tre volte in un anno. Purtroppo sapevo già a priori che con il sintetico avrei avuto dei problemi, mi è capitato ovunque, non solo a Cesena. Confrontandomi con il dottor Bazzocchi, ho deciso di continuare ad oltranza sino a quando la situazione non fosse del tutto compromessa. Non potevo sprecare quell’occasione”

Al suo approdo in Romagna disse che ‘era come essere al Real Madrid’. Suona azzardato come paragone, non trova?

“Assolutamente no, anzi lo ribadisco tuttora. Avevo già giocato a Novara e Vicenza ma l’atmosfera che si respira a Cesena è unica. Il Manuzzi è una struttura avvenieristica, proiettata nel futuro già da diversi anni, dovrebbero prenderlo come modello per tutti gli impianti di Italia. Qui a Bergamo si stanno adeguando soltanto adesso. E poi, diciamo pure le cose fino in fondo: scrivere la storia in una piazza così importante per me è stato come aver vinto la Champions League”
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09/05/2019 19:18
 
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un grande, mi sarebbe piaciuta la sua riconferma, ma in compenso abbiamo guadagnato un grande Agliardi per molti anni



Romagna Stato
09/03/2020 15:45
 
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A tutto Coser: dal coronavirus al Cesena di oggi

Il portiere bergamasco risiede proprio nella zona in cui è stato individuato il nuovo focolaio di covid-19.

Sono giorni di apprensione. Mentre il Cesena vive questa pausa forzata dal calcio giocato, l’intero Paese verte in una situazione emergenziale. La diffusione del covid-19, il cosiddetto coronavirus, procede a macchia d’olio sull’intera penisola. Le zone maggiormente colpite sono in Lombardia; dopo il boom di contagi iniziali tra Codogno e Lodi, è stata appurata la presenza di un nuovo focolaio in provincia di Bergamo. Proprio nella zona interessata vive un ex bianconero, Achille Coser, protagonista dell’ultima promozione in Serie A del Cavalluccio.

Coser, com’è al momento la situazione in Val Seriana?

“Sono giorni difficili. Già da un po’ l’esercito presidia Alzano e Nembro. Anche qui ad Albino c’è la protezione civile a monitorare le strade. Questo stallo ormai si protrae da un po’. Pensavamo che la settimana appena trascorsa avrebbe normalizzato tutto, invece… ”.

Parlando di argomenti più leggeri, cosa c’è nel futuro di Achille Coser?

“Il 26 novembre ho ottenuto il patentino di allenatore dei portieri a livello professionistico, a Coverciano. Ora attendo una chiamata. Ho avuto la fortuna di lavorare con Antonioli e tanti altri bravi preparatori, perciò sono convinto di avere un buon quadro generale di come si allenano i portieri”.

Dopo tanti anni di gare disputate sui campi di tutta Italia, com’è la serie C vista da fuori?

“Il girone B è una sorta di ‘B2’. È il campionato dal livello qualitativo generale più alto. Ne ho parlato con i miei ex compagni dell’Albinoleffe (oggi nel girone A, nei tre anni precedenti nel girone B, ndr) e me l’hanno confermato”.

Il Cesena staziona nel limbo…

“Bisogna innanzi tutto ricordarsi da dove si arriva: il Cesena è ripartito dopo un fallimento, ha subito vinto la serie D ed è in linea con quel che ci si aspettava. Non va dato per scontato e vanno fatti i complimenti alla società. Però bisogna capire le esigenze che si hanno dopo”.

A molti sono rimasti indigesti i troppi passi falsi in casa.

“È normale che sia così: una squadra troppo giovane può pagare questo fattore. Davanti ai propri tifosi può capitare che si venga sopraffatti dall’emozione. Forse manca l’attitudine mentale a vivere frangenti in cui non arrivano i risultati”.

Dunque dover giocare a porte chiuse potrebbe non essere un handicap. A lei è mai capitato di giocare in uno stadio vuoto?

“In carriera non mi è mai successo di giocare a porte chiuse. Il pubblico ti dà adrenalina e maggiore stimolo. A Cesena quando lo stadio è pieno, il pubblico ti avvolge proprio dentro al campo e ti dà una carica incredibile”.

Chiudiamo chiedendo un parere da esperto. La sua idea sulla questione che sta tenendo banco nelle ultime settimane: chi deve difendere la porta del Cesena?

“Un portiere non è un attaccante che può trovare il colpo risolutore da un momento all’altro: per questo è fondamentale che sia sempre concentrato e non si faccia distrarre da fattori esterni. Un ragazzo giovane che gioca in una squadra a cui mancano i risultati interni ne risente parecchio. Se alle sue spalle ce n’è uno più pronto, può concedergli riposo e far sì che successivamente sia più sereno per gettarsi nella mischia. L’esperienza di Agliardi può contare tanto e non va sperperata”.
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